• Mar. Dic 10th, 2024

ll pitbull Aci è salvo! Rischiava la morte certa per eutanasia. OIPA: «per lui ora una nuova vita»

Una vicenda conseguente anche alla totale mancanza di una normativa a tutela di cani di un certo tipo acquistati o adottati da soggetti inidonei e, spesso, abbandonati nei canili

Il Comune di Verbania, sul Lago Maggiore, all’inizio di quest’anno aveva preannunciato  la possibilità di sopprimere Aci, un pitbull di quattro anni ritenuto “pericoloso”, in mancanza di una soluzione alternativa alla custodia. L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), tramite il proprio Ufficio legale, inviò allora due diffide al Comune piemontese chiedendo di non procedere alla soppressione dell’animale.

Ma ecco il lieto fine: Aci è salvo ed è stato trasferito in una struttura a Cumiana, in provincia di Torino, dove sta seguendo un percorso di rieducazione affiancato da un’equipe composta da un veterinario comportamentalista, da un valutatore e da un addestratore cinofilo.

«Aci sta seguendo un percorso educativo con un professionista che con competenza, passione e amore sta ottenendo ottimi risultati e conquistando la fiducia del cane», spiega l’avvocato Claudia Taccani, responsabile dell’Ufficio legale dell’Oipa. «Aci è seguito anche dall’associazione Amici degli Animali, che sin dall’inizio ha contribuito a salvarlo e che sta sostenendo le spese.

Ad Aci, grazie alla mobilitazione delle due associazioni, è stata data la possibilità di una nuova vita e di un lieto fine. Scampato alla morte per eutanasia, speriamo di poter presto vedere la fine definitiva di questa triste vicenda. Una vicenda conseguente anche alla totale mancanza di una normativa a tutela di cani di un certo tipo acquistati o adottati da soggetti inidonei e, spesso, abbandonati nei canili.

«Aci era colpevole di un solo episodio “accertato” di aggressività nei confronti dell’ormai ex proprietario e non si conosce l’effettiva dinamica dei fatti e delle motivazioni che avrebbero scatenato la reazione del cane», continua l’avvocato Claudia Taccani. «Dalla documentazione che abbiamo ottenuto con l’accesso agli atti non sono emerse prove fattuali riguardo l’aggressività incontrollata del cane tali da giustificare la necessità di eseguire l’eutanasia».

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