• Mar. Dic 10th, 2024

Perché i gatti odiano le porte chiuse?

Lola è in grado di aprire qualsiasi porta: con la zampetta riesce non si sa come ad allargare la fessura tra lo stipite e la porta quel tanto che basta per farla scattare.

È un lavoro che può durare ore e che richiede una grande pazienza, ma il successo è garantito. Pensavo all’inizio che dipendesse dal tipo di porta, dal fatto che non tutte chiudono allo stesso modo, dall’imbarcatura del legno o da chissà che altro: ma Lola, ovunque si trovi, riesce ad aprire tutte le porte. L’unico modo per impedirglielo è chiudere a chiave. Chi vive con un gatto sa bene che Lola non è un’eccezione. I gatti hanno una vera e propria ossessione per le porte chiuse, e non pochi di loro nel corso del tempo hanno sviluppato una tecnica in grado di aprirle. Ci vuole perizia, tempo, una certa forza fisica – pensate soltanto all’esilità della zampa di un micio al cospetto di una tavola di legno alta due metri – e molta, moltissima pazienza. Viene da chiedersi se ne valga la pena, se Lola e tutti i gatti come lei non potrebbero impiegare meglio il loro tempo e la loro intelligenza. Ma non c’è niente da fare: chi non riesce ad aprire una porta – come Otto, per esempio – rimane comunque per ore immobile, qualche volta miagolando, nell’attesa che la porta prima o poi si apra. Insomma, se sei un gatto, detesti le porte chiuse.

Perché? La risposta sta nella proverbiale, inesauribile «curiosità» del gatto. Uso le virgolette perché il termine definisce molto bene un tipico comportamento umano, che tuttavia sarebbe improprio estendere automaticamente agli altri animali. La curiosità del gatto somiglia piuttosto a quella del metronotte, che ispeziona meticolosamente i locali di cui è responsabile più e più volte durante il suo turno di lavoro. Allo stesso modo, il micio di casa sente la necessità di controllare periodicamente il suo territorio, e quando incontra una porta chiusa insiste per aprirla (se rimane chiusa a oltranza non è inusuale che decida di marcarla con uno schizzo di urina). L’ispezione regolare consente di individuare eventuali intrusi, di controllare se ci sono novità o cambiamenti, di riconfermare ogni volta il possesso: è dunque una routine fondamentale, che il gatto compie anche all’aperto e che ha ereditato direttamente dal suo progenitore selvatico, il gatto africano. E questo è anche il motivo per cui – ai nostri occhi del tutto inspiegabilmente – non appena abbiamo aperto la porta al nostro gatto, che magari stava aspettando da un’ora, anziché precipitarsi dentro (o fuori) come faremmo noi, indugia un po’ sulla soglia e poi, nove volte su dieci se non sempre, se ne va da un’altra parte. Ma come? – ci chiediamo e gli chiediamo – hai tanto insistito per entrare e poi te ne vai? Il fatto è che il micio non voleva affatto entrare in quella stanza: voleva soltanto dargli un’occhiata, controllare che tutto fosse in ordine.

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